10 buoni motivi per scegliere un Mental coach sportivo
Allenare la mente è indispensabile tanto quanto allenare il corpo, quando si tratta di performance sportiva ed è per questo che la figura del Mental Coach ha assunto un ruolo fondamentale per molti atleti dei giorni nostri. Ecco 10 motivi per scegliere un mental coach sportivo, vediamoli insieme.
Un atleta fuori forma può comunque raggiungere risultati eccellenti in gara, se è in grado di controllare al meglio la mente. Lo ha dimostrato Michael Jordan nel ‘97, giocando una delle sue migliori partite durante la finale NBA, nonostante fosse stato colpito da una brutta intossicazione alimentare.
Lo stesso principio non sembra però verificarsi quando è la mente a essere in sofferenza, pur in presenza di una forma fisica smagliante; ecco spiegato il motivo per il quale, sempre più spesso, il coach sportivo tradizionale è affiancato da un Mental Coach nella preparazione di un agonista, indipendentemente dal tipo di sport.
Dimmi come ti alleni e ti dirò quanto vincerai
Il padre di Camila Giorgi, nonché suo allenatore, ha dichiarato che per la figlia è solo questione di tempo; entrerà nella rosa delle prime dieci tenniste al mondo molto presto. Di talento ne ha da vendere, questo è sicuro, ma gli alti e bassi nelle sue performance sembrano evidenziare che, dal punto di vista mentale, ha ancora parecchio potenziale da sfruttare.
Un po’ come anche noi “comuni mortali”, d’altronde, che nella vita di tutti i giorni potremmo raggiungere risultati inimmaginabili, imparando a usare meglio lanostra mente.
Ecco perché sono tanti gli imprenditori che si rivolgono a un Mental Coach per raggiungere i propri obiettivi professionali.
Ma restiamo nell’universo dello sport e vediamo insieme letre caratteristiche principali che deve avere un buon Mental Coach per poter accompagnare l’atleta nella sua crescita e portarlo a esprimere tutto il suo potenziale.
Le ho chiamate le TRE “F”:
- FEELING
- FIDUCIA
- FOCUS
Il FEELING è quell’intesa speciale che s’instaura tra due persone quando si trovano sulla stessa “lunghezza d’onda”, vale a dire quando sono in sintonia. In alcuni casi è automatico, ma in altri occorre un po’ di lavoro e, nel rapporto tra Mental Coach e atleta, quel lavoro spetta al coach. Un buon coach, infatti, è in grado di capire come mettere a proprio agio il coachee, pur restando autentico. Saprà trovare le parole e porre le domande giuste per mantenere alta la sua motivazione e per condurlo verso il superamento dei limiti che, fino a quel momento, non gli hanno permesso di eccellere.
La FIDUCIA dev’essere reciproca. Per l’atleta, nella maggior parte dei casi, si basa sulla professionalità e affidabilità del coach, che deve avere la giusta esperienza e formazione alle spalle. Per il coach è vedere che l’atleta segue le tecniche suggerite e fa gli esercizi da lui consigliati senza nascondergli eventuali “sgarri”.
Entrambi devono potersi sentire liberi di esprimere dubbi e perplessità, senza che questo mini in alcun modo il loro rapporto. Solo così la relazione di coaching sarà utile al raggiungimento degli obiettivi.
Il FOCUS è importantissimo per entrambi: per il coach significa mantenerlo sempre sull’atleta. È lui il protagonista che deve entrare in scena. Nessuno può agire al posto suo. E neanche decidere al posto suo.
Per l’atleta significa mantenere lo sguardo sempre verso l’obiettivo finale, evitando distrazioni e scartando tutto ciò che lo allontanerebbe dal traguardo.
Cosa deve saper fare un buon mental coach per essere considerato tale
Assodato che FEELING, FIDUCIA e FOCUS sono i tre aspetti fondamentali di ogni relazione di coaching vincente, vediamo ora, all’atto pratico, quali sono le 10 caratteristiche indispensabili che deve avere un buon Mental Coach:
- SAPER ASCOLTARE
Ascoltare per capire e non per rispondere, è questa l’arma segreta di un buon Mental Coach. E capire significa dare peso non solo alle parole, ma anche all’intonazione della voce e al linguaggio del corpo che, spesso, dicono molto di più. - ESSERE UN VALIDO ALLEATO
L’atleta deve convincersi di aver trovato nel coach un alleato, una presenza solida che non lo abbandonerà per nessun motivo al mondo. - FAR VEDERE GLI OSTACOLI COME OPPORTUNITÀ
Quando un coach riesce a spingere il coachee a cambiare punto di vista nell’osservazione di ciò che quest’ultimo percepisce come un ostacolo, gli ha già fornito uno strumento utile ad aggirarlo. - FORNIRE TECNICHE E STRUMENTI PER LA GESTIONE DELL’ANSIA
Meditazioni guidate,esercizi di respirazione, training autogeno, visualizzazione, il coach deve conoscere varie tecniche per la gestione dell’ansia e capire quale può essere utile al suo cliente. - FAVORIRE LO STATO DI FLOW
Restare totalmente immersi in ciò che si sta facendo, perdendo la cognizione del tempo; è questo ciò che viene definito stato di flow. Compito del coach è intuire cosa lo innesca nell’atleta che sta seguendo e guidarlo verso quella condizione. - FARE IN MODO CHE VITTORIE E SCONFITTE SIANO FONTE DI APPRENDIMENTO
C’è una lezione da imparare sia nel successo che nella sconfitta e un buon coach è in grado di aiutare il coachee a individuarla e ad usare questa nuova consapevolezza come un punto di partenza per porsi nuovi e più sfidanti obiettivi. - LIBERARE IL CLIENTE DALLA PAURA DEL GIUDIZIO
Temere il giudizio degli altri perché non ci si sente all’altezza delle aspettative può causare ansia e influire sulla prestazione sportiva. Con l’aiuto del coach l’atleta può imparare a gestire ogni forma di giudizio, ritrovando il giusto equilibrio mentale per liberarsi di essere giudicato in caso di fallimento e, soprattutto, per usare un approccio più costruttivo alle sconfitte e trarne il giusto insegnamento. - PREVENIRE L’AUTOSABOTAGGIO
Autosabotarsi è una cosa che si fa senza rendersene conto. Con il supporto del coach, l’atleta diventerà consapevole dei meccanismi inconsci che mette in atto e che causano risultati negativi nel raggiungimento dei suoi obiettivi. Una volta individuati, sarà più facile per lui bloccarli sul nascere e intraprendere nuove azioni più favorevoli. - ALIMENTARE L’AUTOSTIMA
A volte gli atleti non hanno piena consapevolezza dei propri meriti e dei miglioramenti ottenuti, tuttavia, grazie al coah, possono evolversi e accedere a risorse nascoste che neppure sapevano di avere. Risultato: autostima rafforzata e minore ansia da prestazione. - COMUNICARE EFFICACEMENTE
Un atleta non è quasi mai un singolo individuo isolato; intorno a lui gravitano persone con ruoli diversi che influenzano, in parte, il suo pensiero. Un buon coach riesce a trasmettergli strumenti utili a una migliore comunicazione con il suo team e a entrare in sintonia con ognuno nel rispetto reciproco.
Il Mental coach può aiutare qualsiasi persona a superare i blocchi mentali che le impediscono di autorealizzarsi, non solo gli sportivi, a patto che quella persona sia davvero pronta al cambiamento. È questa l’unica vera condizione indispensabile.
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