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Autoefficacia; istruzione per l’uso

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Life Coach

Autoefficacia; istruzione per l’uso

(un alleato per raggiungere i tuoi obiettivi e scampare all’autosabotaggio)

“Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”.

Ti suona familiare? A me sì. È una frase che ho sentito ripetere centinaia di volte, nel corso della mia vita; io stessa credo di averla pronunciata più di una volta, in passato.

Oggi, però, la uso solo nella sua versione da me rivisitata e cioè: “Tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare di autoefficacia”.

Proprio così, AUTOEFFICACIA

Mi sono sempre piaciute le parole che iniziano con “auto”, forse perché qualsiasi cosa ci si abbini, significa che puoi farla da solo/a. Auto- è, infatti, un prefisso che significa “da solo”; l’adattamento nella lingua italiana di un pronome, o meglio avverbio, greco che significava “da sé stesso”. 

E autoefficacia vuol dire, in un certo senso, essere efficaci da sé stessi o, meglio, PER sé stessi.

Durante i miei anni da nuotatrice agonistica, ho sperimentato sulla mia pelle gli effetti (positivi e negativi) di questo terminePositivi, perché quando il mio livello di autoefficacia era alto riuscivo a eccellere nelle gare; negativi, perché quando mi auto-demotivavo o auto-sabotavo, risalire la china si rivelava poi, un’impresa titanica.

Il coaching, così come lo conosciamo oggi, a quei tempi non aveva ancora preso piede, per cui anche gli allenatori dovevano auto-formarsi in questo senso per poterci trasmettere il vero significato dell’autoefficacia e metterci in condizione di applicarlo alla nostra vita sportiva.

Il coaching sportivo è un campo nel quale, prima o poi, voglio cimentarmi e penso di creare un percorso specifico basato, appunto, sull’autoefficacia.

Secondo lo psicologo canadese Albert Bandura, autore di numerosi libri, il senso di autoefficacia è la convinzione interiore di riuscire a fare ciò che si desidera e di riuscire a organizzare le azioni necessarie al raggiungimento di un determinato risultato. 

Organizzare le azioni necessarie al raggiungimento di un determinato risultato

Pensate per un attimo alla potenza di questa semplice frase.

Possiamo convincerci di riuscire a fare qualsiasi cosa (e anche questa è, di per sé, una grande dote), ma senza impegno, organizzazione, capacità e competenze non la faremo mai quella tal cosa.

Ecco perché è importante coltivare l’autoefficacia che, lo dico per dovere di cronaca, non ha niente a che vedere con il concetto di autostima. L’autostima è collegata al valore che ci attribuiamo come persone e, anche quando ne abbiamo da vendere, non significa che ci sentiamo in grado di fare determinate cose.

Ad esempio: posso pensare di essere attraente e abile nel conversare, ma NON di riuscire a mettere in campo azioni che mi porteranno ad abbordare un uomo o una donna per strada (se fosse quello l’obiettivo che mi sono prefissato/a).

Riuscite a cogliere la differenza?

Chi ha un alto grado di autoefficacia, pensa, agisce e affronta qualsiasi sfida come se fosse già sicuro del successo. Chi, invece, ha una bassa autoefficacia intraprende le sue sfide sentendosi sconfitto in partenza.

Scopri il tuo livello di autoefficacia

Nel suo libro MIGLIORA LA TUA VITA, Angelo Bonacci (fondatore della scuola di coaching “Prometeo”), elenca una serie di domande utili a stabilire il livello di autoefficacia di ognuno di noi.

Eccone alcune:

  1. Quali progetti, idee o ambizioni hai frenato perché non ti consideravi all’altezza?
  2. Di cosa ti pentiresti, se dovessi pensare di morire senza aver fatto qualcosa a cui tieni in particolare?
  3. Quale tipo di obiettivo (sufficientemente sfidante e ambizioso) ti darebbe grande soddisfazione?
  4. Quanto sei lontano, in questo momento, da quell’obiettivo?

Non scoraggiarti, se rispondendo alle domande, ti rendi conto di non possedere un alto livello di autoefficacia, perché esistono molti modi per coltivarla. Ora però, lascia che ti dica, attraverso la storia di Marcella e Daniela, due amiche di lunga data, perché l’autoefficacia riveste un ruolo fondamentale nel nostro “funzionamento”.

Il sogno di Marcella è sempre stato quello di aprire un centro estetico, mentre per Daniela l’obiettivo più importante della sua vita era gestire una scuola di ballo (balli latino-americani, per l’esattezza).

Nel perseguire i loro sogni, entrambe le donne si sono dette convinte di poterci riuscire ma, mentre Marcella ha smosso mari e monti per trovare i finanziamenti che le servivano, il locale adatto e il personale competente, senza arrendersi di fronte alle inevitabili difficoltà, Daniela si è fermata al primo ostacolo.

Non ha saputo (o voluto) chiedere aiuto alle persone giuste e neppure ha trovato le forze e gli strumenti per fare tutto da sola. Ha messo da parte il suo sogno e, nel frattempo, ha accettato di lavorare presso una scuola gestita da altri.

Purtroppo, però, i rapporti con il titolare si sono rivelati, fin da subito, piuttosto burrascosi e questo le ha causato stress e qualche piccolo disturbo fisico dovuto, appunto, alla tensione. Un giorno, dopo aver litigato con il suo capo, Daniela prova una nuova sequenza di passi e, non si sa come, poggia male il piede provocandosi una brutta distorsione alla caviglia.

Risultato: costretta al riposo per quasi un mese. L’immobilità la deprime e la rende irascibile al punto da portare all’esasperazione anche il suo fidanzato, nonostante lui faccia del suo meglio per starle vicino e rallegrarla.

Marcella, dal canto suo, gratificata dai risultati ottenuti e piena di energia, si ritrova a vivere uno dei periodi più magici anche nella sfera sentimentale.

D’accordo, lo ammetto, ho semplificato un po’ per non dilungarmi troppo, però credo di aver reso l’idea di come la mancanza di autoefficacia possa influenzare in negativo anche aspetti della nostra vita non direttamente collegati al raggiungimento dell’obiettivo che ci eravamo posti.

Bandura identifica tre classi di cause che influenzano la condotta di una persona:

  1. I fattori personali interni, costituiti da elementi cognitivi, affettivi e biologici

(nel caso di Daniela, uno di questi fattori è stato non riuscire a identificare le persone giuste a cui chiedere aiuto)

2. il comportamento messo in atto in un dato contesto

(nel caso di Daniela, la rinuncia al sogno e il cercare di adattarsi a lavorare come dipendente)

3. gli eventi ambientali che circoscrivono l’individuo e la condotta.

(nel caso di Daniela il capo ostile, l’incidente, scaricare le sue frustrazioni sul compagno)

Dove e come coltivare L’autoefficacia ?

La prima cosa da fare, per assicurarsi di mettere una buona dose di autoefficacia nel raggiungimento di un obiettivo, è chiedersi QUALI AZIONI SPECIFICHE SERVANO ALLO SCOPO.

Dopodiché, sarà fondamentale individuare il tipo di supporto necessario. Alcune delle azioni saremo in grado di farle noi, altre dovremo delegarle ed è qui che entrano in giocoi tre fattori identificati da Bandura e riportati sopra.

Ponetevi le seguenti domande:

  • Le mie convinzioni sulla possibilità di farcela, mi limitano o mi favoriscono?
  • Le mie abilità cognitive, quali sono? Buona memoria, concentrazione, capacità di pianificare…
  • Cosa mi riesce con facilità e cosa no?
  • Quale comportamento posso assumere in un determinato contesto per avvicinarmi al mio obiettivo?
  • In che condizioni “ambientali” mi trovo? Situazione economica, libertà di spostamento, contatti utili…

Con questo articolo spero di avervi fornito il punto di partenza, il traguardo spetta a voi deciderlo!

Ti aspetto in un incontro conoscitivo

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