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È pericoloso trarre conclusioni o prendere decisioni quando non siamo in forma

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È pericoloso trarre conclusioni o prendere decisioni quando non siamo in forma

Tutti abbiamo delle giornate no. Quando ce ne accorgiamo dovremmo avere la pazienza di non trarre facili conclusioni o prendere decisioni. Il problema è che molte volte capita di non esserne coscienti. La mancanza di consapevolezza è il punto di inizio, il luogo da dove ripartire per trovare noi stessi. In alcuni casi l’unico problema è il significato che attribuiamo a quanto ci accade. La vita possiamo interpretarla in mille modi diversi. A volte basta correggere il nostro modo di pensare per individuare e correggere determinati errori. Non ci vorrebbe molto anche se in alcuni momenti tutto ci sembra così difficile.

Il metodo coaching

Quando fai a pugni con la tua vita. È necessario fermarsi e non prendere decisioni affrettate. Ne parlavo l’altro giorno con la mia amica e life coach, Emanuela Geracà, di quanto fosse importante nelle giornate no, cercare in tutti i modi di essere positivi, cambiare la marcia, sorridere perché più ti lasci sopraffare dai pensieri negativi e maggiormente le tue preoccupazioni prenderanno il sopravvento. C’è una bella frase di Emanuela, contenuta nel suo libro “Vivi la vita che meriti” in cui scrive: ““Il cambiamento avviene, la crescita personale si sceglie, le risorse e le potenzialità sono dentro di noi, impariamo ad essere come il mare che tutte le volte che si infrange sugli scogli trova la forza di riprovarci sempre.” Il metodo coaching non a caso ci insegna a correggere i piccoli errori a riconoscere i nostri limiti per pensare ed essere più ricettivi.

È importante dialogare con le nostre preoccupazioni

Quando stiamo bene, pensiamo bene e siamo più creativi e di buon umore. Quando invece lasciamo spazio soltanto alle nostre preoccupazioni e non istauriamo alcun dialogo interiore rischiamo di non proteggerci dalla nostra mente. Vi spiego meglio questo concetto nei passaggi successivi. In sostanza quando stiamo male la nostra testa sprofonda in una sorte di nube plumbea che offusca tutto. Non siamo capaci di guardare dentro di noi e allo stesso tempo quando osserviamo ciò che succede all’esterno di noi, è come se avessimo scelto di indossare degli occhiali con le lenti del nostro stato d’animo e quindi vediamo tutto nero, scuro e irrisolvibile.

Il passato mi perseguita

Una mente aggrappata al passato, è una mente sofferente. I ricordi del passato in alcuni casi possono pesare come dei macigni ed il rischio è quello di finirci sotto. Peggio ancora quando ci perseguitano e non ci lasciano gioire del presente. Per questo sta a noi trovare le giuste contromisure. Senz’altro il passato può influire sulla nostra personalità. Le nostre esperienze plasmano il nostro modo di essere, chi pensiamo di essere e cosa crediamo di poter fare.

Prima di concludere vorrei proporvi una riflessione. Mi aiuteranno due verbi: influire e determinare. Li utilizzerò per esprimere un concetto molto semplice: il passato influisce nella nostra vita ma non la determina.

Per non farci sovrastare dal nostro passato non dobbiamo dimenticarci che come essere umani abbiamo una grandissima capacità di apprendimento e resilienza. A volte il nostro unico problema è quello di autodefinirci con il nostro passato. Come ho spiegato, inevitabilmente le nostre esperienze passate influenzano chi siamo ma non determinano chi saremo. Chi essere domani, lo decidiamo noi: giorno per giorno, momento per momento, secondo per secondo.

Di Francesco Sassano, sociologo e autore di AlimentaLaMente


 

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