io scelgo me
Prenderci il nostro spazio significa affermare la nostra identità, ci aiuta a riconoscerci e a capire quali siano i nostri bisogni. Quando riconosciamo le nostre necessità possiamo capire come prenderci cura di noi e degli altri senza annullarci. “Io scelgo me !” è diventato lo slogan delle mie giornate, scopri come e perché dovresti appropriartene.
A volte, succede di sentirci talmente cariche e positive da credere di poterci occupare di tutto e di tutti.
Poi, però, semplicemente, non ce la facciamo. Andiamo in affanno, siamo sempre di corsa e non ci godiamo niente, neanche le cose piacevoli perché con il pensiero siamo già alla prossima incombenza da portare a termine. Non stupiamoci, quindi, se la sera crolliamo esauste sul divano senza aver avuto un attimo di tempo per noi.
Chiediamoci piuttosto cos’è andato storto e prendiamo atto di non essere state in grado di fissare i nostri confini.
Eppure, fissare dei confini significa dire a noi stesse e agli altri che sappiamo come prenderci cura di noi veramente. Cosa che, tra l’altro, ci permette di trovare le energie per prenderci cura anche di chi ci sta a cuore.
Ecco tre convenzioni limitanti che ci ostacolano nel ritagliarci lo spazio che ci serve per il nostro benessere:
- Essere sempre gentile, carina e non saper dire di no: Troppo spesso accettiamo incombenze che ci mettono in difficoltà e ci costringono a cambiare i nostri programmi per agevolare quelli di qualcun altro, ne ho parlato in un precedente articolo https://emanuelageraca.it/imparare-a-dire-di-no-senza-paura/
- Sono troppo impegnata per prendermi cura di me: Questa è scusa la più gettonata e anche la più facile da eliminare. Per prima cosa dobbiamo capire cosa sia più importante fare subitissimo per il nostro benessere fisico e mentale, dopodiché, imparare a scegliere le nostre priorità e a impiegare meglio il tempo a nostra disposizione. Sulla gestione del tempo ci sono risorse inesauribili a cui accedere. Ne parlerò in un prossimo articolo.
- Il complesso del martire: si basa sull’idea che siamo nati per soffrire e implica la ricerca della sofferenza in diversi modi per sentirsi “bene” con se stessi. È un modello di comportamento autodistruttivo che porta la persona a fare tutto il possibile per trovare situazioni che possono causarle angoscia e sofferenza. Le cose sono più semplici di quanto sembrino. Il fatto è che “il complesso del martire” ci fa perdere di vista una grande verità: che non c’è alcunché di eroico o umile nel non affermare i nostri bisogni come se potessero, così facendo, volatilizzarsi. I nostri bisogni rimangono e se non diamo loro la possibilità di esprimersi, si trasformano in rabbia e risentimento verso noi stessi e gli altri ingabbiandoci in un circolo vizioso che ci logorerà.
Esistono diversi modi per superare questi ostacoli

4 suggerimenti per prenderti cura di te
- Praticare l’autocompassione. Sempre e comunque; ogni volta che lasciamo che il limite venga superato, ogni volta che pensiamo di non farcela, ogni volta che ci pentiamo di una nostra scelta. Il significato dell’autocompassione, in psicologia, riguarda la capacità di essere meno critici e più indulgenti con noi stessi in casi di percepita inadeguatezza, fallimento o sofferenza in generale . Kristin Neff (https://en.wikipedia.org/wiki/Kristin_Neff) ha definito l’autocompassione come composta da tre elementi principali: gentilezza verso sé stessi, esperienze umane comuni e consapevolezza. L’autocompassione è un’abilità propria dell’intelligenza emotiva. https://emanuelageraca.it/sai-usare-lintelligenza-emotiva/
- Trovare dei momenti, durante la giornata, per chiedersi “Sto scegliendo me?”, “Sto rispettando le priorità che mi sono data per il mio benessere personale”?
- Diventare consapevoli di ciò che ci appartiene. Imparare a riconoscere i nostri errori e a chiedere scusa (anche a noi stesse) e ricordare che la maggior parte delle cose che accadono, nelle relazioni con gli altri, non riguardano noi. Diventiamo consapevoli, quindi, di quello che ci appartiene e lasciamo andare il resto, evitando di restare intrappolate nelle storie degli altri.
- Praticare la gratitudine per quello che riceviamo. Dire grazie, anche solo nella mente, per le gentilezze ricevute o per una cosa andata a buon fine è il modo migliore per attrarre altri motivi di gratitudine nella nostra realtà.

le 10 cose che ti rendono felice
Riuscire a ritagliarci del tempo per noi per poi non avere idea di come impiegarlo al meglio è meno raro di quanto si possa pensare. Quand’è l’ultima volta che ti sei chiesta cosa ti rende felice?
Fallo ora, scrivendo una lista di 10 cose che vorresti fare e che sai ti possono rendere felice, così appena riuscirai a mettere dei confini al tuo tempo, saprai cosa farne e non ne sprecherai neppure un minuto.
La lista, ovviamente, si aggiornerà man mano che le idee ti verranno in mente.
Ecco le 10 cose che rendono felice ME:
- Una bella camminata con il mio cane Paco
- Visitare i siti di posti in giro per il mondo, soprattutto luoghi di mare
- Leggere gli articoli e i post salvati che richiedono una lettura lenta e approfondita
- Girovagare su youtube alla ricerca di musica nuova
- Guardare un vecchio film
- Aprire a caso un libro amato, leggerne una pagina e capire a che punto della storia mi trovo
- Tenere corrispondenza e organizzare di vedersi con i miei affetti e con amici vicini e lontani
- Andare alle terme
- Stare con i miei figli, seguirli nelle loro attività sportive ed essere la loro migliore tifosa.
- cucinare
E tu, come ti prendi cura di te?
P.S. E infine, se non sai proprio da dove iniziare per identificare e definire il tuo spazio PRENOTA LA TUA CONSULENZA GRATUITA https://emanuelageraca.it/courses/vivi-la-vita-che-meriti-conoscitivo/